Infortunistica stradale e responsabilità penale: la Cassazione ribadisce che la prudenza è il primo dovere di chi guida
Nel campo dell’infortunistica stradale, la Corte di Cassazione continua a delineare con precisione i confini della responsabilità penale del conducente, anche in situazioni dove la vittima abbia contribuito alla causazione del sinistro.
Una recente pronuncia (Cass. Pen., Sez. IV, 31 maggio 2023, n. 23308) ha riaffermato che il conducente non può invocare la colpa esclusiva del pedone se l’incidente era prevedibile e prevenibile con una condotta di guida prudente e attenta.
Il caso concreto
Nel caso esaminato, un automobilista era stato condannato per omicidio stradale colposo dopo aver investito un pedone che attraversava fuori dalle strisce, in un tratto urbano illuminato.
La difesa aveva sostenuto che il comportamento imprudente del pedone dovesse escludere ogni responsabilità del conducente.
La Corte di Cassazione, tuttavia, ha confermato la condanna, sottolineando che l’obbligo di prudenza impone di mantenere sempre una condotta tale da poter fronteggiare anche comportamenti anomali di altri utenti della strada, quando essi siano ragionevolmente prevedibili.
“Il conducente deve prevedere e prevenire le situazioni di pericolo anche derivanti da comportamenti colposi di altri utenti, se rientrano nel limite della prevedibilità”
(Cass. Pen., Sez. IV, n. 23308/2023)
Un principio di diritto consolidato
La decisione si inserisce in una linea interpretativa ormai costante, che trova riscontro in precedenti significativi:
- Cass. Pen., Sez. IV, 28 settembre 2021, n. 34270: il conducente risponde del sinistro anche in presenza di concorso di colpa della vittima, se l’evento poteva essere evitato con maggiore attenzione;
- Cass. Pen., Sez. IV, 14 gennaio 2020, n. 1493: la condotta imprudente del pedone non interrompe il nesso causale se l’investitore avrebbe potuto avvistarlo e fermarsi;
- Cass. Pen., Sez. IV, 4 ottobre 2018, n. 46606: il dovere di prudenza si estende anche alle aree urbane apparentemente libere da pericoli, dove il rischio di attraversamenti improvvisi resta concreto.
Il filo conduttore è chiaro: la condotta del conducente deve essere sempre adeguata alle circostanze del momento, non solo alle regole formali del Codice della Strada.
Implicazioni pratiche
Per i conducenti, queste pronunce ricordano che la responsabilità penale non si esaurisce nel rispetto dei limiti o dei segnali, ma si estende alla capacità di prevedere il prevedibile.
L’attenzione, la velocità moderata e la prontezza di reazione restano parametri decisivi nella valutazione giudiziaria della colpa.
Per le vittime e i loro familiari, le sentenze rafforzano la possibilità di ottenere giustizia anche in presenza di un concorso di colpa, se la condotta del conducente non è stata sufficientemente prudente.
Il principio della colpa concorrente, infatti, non annulla la responsabilità penale o civile, ma comporta una ripartizione proporzionale delle colpe e dei danni.
Conclusione
La Cassazione ribadisce che la prudenza è il primo presidio di legalità sulla strada.
Ogni conducente esercita un potere potenzialmente lesivo e, proprio per questo, è chiamato a un livello elevato di attenzione e responsabilità.
Guidare non significa solo rispettare le regole, ma saper anticipare il rischio e prevenire l’evento.
Una lezione valida non solo per gli automobilisti, ma per chiunque partecipi alla mobilità quotidiana: la sicurezza stradale nasce dalla consapevolezza di tutti.
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